AMARANTO NEL CUORE

AMARANTO NEL CUORE

31 ottobre 2013

IMPRESA SFIORATA: MA GIOCHIAMO SEMPRE CONTRO 12

Una partita pazzesca. Un'altalena di emozioni. Il solito arbitraggio osceno. Queste tre sole frasi bastano per descrivere la serata del Picchi. L'avvio è da incubo, con due reti incassate già dopo otto minuti di gioco: sembra che la notte delle streghe sia arrivata a Livorno con ventiquattro ore di anticipo. Poi però il vecchio cuore amaranto reagisce, eccome se reagisce: il Torino viene messo alle corde, viene assediato, l'Ardenza diventa una bolgia. Paulinho e Greco rimettono le cose a posto già nel primo tempo, insaccando in pochi minuti prima la rete dell' 1-2 e poi quella del pareggio.
La sensazione che si respira sugli spalti è che si possa anche vincere. Sembra un po' di rivivere la partita contro il Sassuolo dello scorso anno: anche allora dopo pochi giri di lancette eravamo già sotto di due reti, poi arrivò una rimonta incredibile, che portò il Livorno a ribaltare il risultato e a portare a casa una vittoria storica. Quella sensazione appare realizzarsi al 18' del secondo tempo: Emerson parte dalla propria metà campo, salta come birilli diversi avversari e lascia partire una bordata da oltre trenta metri che si insacca in rete. Un gol stratosferico.
A quel punto c'è solo da resistere agli ultimi disperati assalti dei granata. Bardi è però insuperabile e la vittoria sembra essere sempre più vicina, fino a quando a pochissimi minuti dal termine arriva il solito rigore contro: Cerci trasforma fissando il risultato sul definitivo 3-3 e pensa bene di esultare andando a zittire il pubblico amaranto della gradinata. Buon per lui che il pubblico livornese sia civilissimo: da altre parti gli sarebbe piovuto di tutto in testa. Come sarebbe piovuto di tutto addosso al direttore di gara Valeri, indegno di arbitrare partite così importanti. Non tanto per l'episodio del rigore che poteva starci (anche se qui devono mettersi d'accordo: è rigore sempre o non lo è; non che per alcuni lo è e per altri no), ma per la gestione complessiva di tutto il match.
Il primo tempo è allucinante: decisioni fantascientifiche, naturalmente tutte a favore del Torino (che non a caso si è presentato a Livorno dopo giorni interi di piagnistei), tra cui spicca l'assurda ammonizione per simulazione di Emeghara, con le parole del direttore sportivo Capozucca che rendono bene l'idea: "il giocatore era lanciato a rete ed è caduto. Ora, poiché non credo che il ragazzo faccia uso di stupefacenti, non capisco dove sia stata ravvisata la simulazione". Anche il secondo tempo non è privo di decisioni controverse, tra cui un'inventata punizione al limite dell'area a favore del Torino e la mancata espulsione di Cerci nel finale.
Un arbitraggio vergognoso. Ripetiamo, la decisione sul rigore poteva anche starci, ma l'impressione è che Valeri non aspettasse altro. Se lo stesso episodio fosse avvenuto in area granata siamo sicuri che sarebbe stato così lesto a fischiare?
Una squadra che lotta per la salvezza non può ritrovarsi a giocare sempre contro dodici. Verona, Sampdoria e Torino: nel giro delle ultime cinque giornate sono stati tre gli arbitraggi indegni. Adesso basta. Siamo stufi. Per fortuna che abbiamo una squadra con un grande cuore.

Davide Lanzillo

28 ottobre 2013

MOMENTO NO: SERVE UNA SVOLTA

Una sconfitta che fa male. Fa male perché è la quarta consecutiva, ma soprattutto perché è la seconda contro una diretta concorrente: il mini-ciclo di quattro partite che doveva costituire la svolta del campionato è iniziato nel peggior modo possibile. 
Va fatta a questo punto una riflessione, che fa emergere un lato positivo e uno negativo: il lato positivo è che sia la Sampdoria sia il Bologna non si sono affatto dimostrate squadre superiori al Livorno, rivelandosi ben poca cosa; il lato negativo è che nonostante ciò siamo usciti a mani vuote da entrambe le sfide.
Detto che la serie di sconfitte è frutto di situazioni anche sfortunate (solo a Napoli la sconfitta è arrivata in maniera chiara e meritata), va detto anche che una serie così negativa non può arrivare per puro caso: è necessario quindi analizzare i limiti che stanno pian piano cominciando ad emergere.
Mentre il reparto difensivo, malgrado alcune grossolane ingenuità, offre complessivamente buone garanzie, la fase offensiva e realizzativa inizia e destare qualche preoccupazione: 9 reti sono poche, soprattutto se si considera che 4 di esse sono arrivate in una volta sola, nella vittoriosa trasferta di Reggio Emilia contro il Sassuolo. Gettare la croce addosso agli attaccanti sembra però ingeneroso ed ingiusto: vero è che Paulinho ed Emeghara non stanno attraversando un momento particolarmente brillante, ma è altrettanto vero che raramente vengono messi dalla squadra in condizione di presentarsi davanti alla porta. E' proprio questa che si presenta come una delle lacune più pesanti da cui è afflitto il Livorno: manca quel centrocampista in grado di creare superiorità numerica e di servire adeguatamente le punte, limite accentuato nella trasferta di Bologna dall'assenza di Greco, l'unico in rosa con queste caratteristiche.
Altra lacuna è quella che ormai tutti hanno notato: la fascia sinistra. Mbaye è un giovanissimo dalle enormi potenzialità, bravo in chiave difensiva ma che si rivela nullo quando serve spingere. Discorso analogo può essere fatto per Lambrughi, che è più un difensore che un vero e proprio esterno. L'unico con le caratteristiche più idonee è Gemiti, un giocatore abile ad arrivare sul fondo e dal piede ben educato. Tuttavia è letteralmente sparito: Nicola, dopo averlo schierato titolare nelle prime due giornate di campionato, lo ha ormai messo in naftalina. Forse sarebbe giusto un suo rilancio.
Tutte queste osservazioni non devono però trarre in inganno: l'ottimismo e la fiducia rimangono. Limiti e difetti li presentano anche le altre dirette avversarie: d'altra parte ci sarà un motivo se ci sono squadre che lottano per lo scudetto ed altre per la salvezza...
A questo punto, però, diventa quasi proibito sbagliare nei prossimi due impegni casalinghi consecutivi, con il pubblico che dovrà fare la sua parte, rendendo difficile la vita agli avversari in ogni fase della partita. Che sarebbe stato un anno difficile e di sofferenza lo sapevamo già, quindi chi ha intenzione di mugugnare può restarsene tranquillamente sul divano di casa. Adesso l'imperativo è uno soltanto: lottare.


Davide Lanzillo


21 ottobre 2013

BEFFA ASSURDA

Che beffa. Già il pareggio sarebbe potuto andare stretto al Livorno, figuriamoci quanto può far rodere questa sconfitta, arrivata fra l'altro in maniera a dir poco rocambolesca. Purtroppo sono state pagate a caro prezzo due enormi ingenuità, che hanno provocato i calci di rigore poi trasformati dai doriani. Una squadra, la Sampdoria, apparsa molto modesta, con un gioco pressoché inguardabile, che soltanto una volta è riuscita a rendersi pericolosa dalle parti di Bardi. Il Livorno da parte sua non ha saputo però concretizzare la superiorità emersa nell'arco del match, non sfruttando a dovere le occasioni avute e non ricevendo alcun aiuto dalla dea bendata (clamorosa la traversa di Greco). 
Il pareggio era comunque arrivato, pareggio siglato dal ritrovato Siligardi che al 92' aveva fatto esplodere di euforia l'Armando Picchi. Euforia che ha contagiato gli stessi giocatori in campo, i quali hanno cercato di raggiungere la vittoria non accontentandosi del pareggio raggiunto in extremis, favorendo però così le ripartenze negli spazi della squadra blucerchiata. Ed è così che è arrivata la beffa, con un rigore assurdo arrivato al sesto minuto oltre il novantesimo: l'euforia si è trasformata allora in silenzio. 
La domanda del giorno quindi non può essere che una: è stato giusto cercare disperatamente la vittoria dopo aver raggiunto il pareggio nel recupero oppure sarebbe stato meglio accontentarsi del pareggio? Visto come è andata a finire, la risposta potrebbe risultare ovvia, ma altrettanto vero è che a quest'ora staremmo parlando di impresa se Siligardi avesse realizzato anche la seconda rete. Ci possiamo rendere conto così che una risposta è troppo viziata dall'esito finale, anche se una riflessione è comunque possibile farla: in scontri diretti per la salvezza un pari a volte va preso e tenuto stretto, non tanto per il punto in sè, ma per evitare che tre punti finiscano in mano di squadre concorrenti. Il gioco è semplice: con un pareggio noi saremmo saliti a quota 9, che non fa poi moltissima differenza dall'essere ancora a 8; quello che pesa invece è che adesso ci ritroviamo anche la Sampdoria addosso a quota 6, mentre sarebbe potuta rimanere ancora a distanza di sicurezza con 4 punti.
Questi naturalmente sono puri calcoli matematici a mente fredda, che non tengono conto dell'emotività del momento, della generosità di questi ragazzi che cercano di ottenere sempre il massimo per la propria gente, ma che giocoforza vanno fatti, rivolgendoli sì alla squadra, ma anche alla tifoseria. A chi scrive, infatti, non è piaciuto l'atteggiamento con cui è stato presentato da alcuni il match nei giorni precedenti la sfida, parlando di partita che doveva essere vinta per forza, a tutti i costi. Mettere una pressione così forte pare fuori luogo e controproducente, visto che il campionato è ancora nelle sue fasi iniziali e che la situazione di classifica era (e rimane ancora) buona. Semmai certe partite bisogna provare a vincerle, senza dipingere scenari apocalittici se la vittoria non arriva: solo con la giusta tranquillità l'obiettivo della salvezza potrà essere raggiunto. E' con questo spirito che dobbiamo affrontare anche l'imminente trasferta di Bologna: il Livorno ha le potenzialità per riuscire ad ottenere anche il bottino pieno, ma un pareggino voi lo buttereste via? Io no. Per niente. 

Davide Lanzillo

7 ottobre 2013

Napoli troppo forte per gli amaranto

Una sconfitta netta, che sapevamo sarebbe potuta arrivare. Troppo ampio il divario tecnico tra le due squadre: al Livorno non è bastato essere combattivo per arginare i campioni ultramilionari del Napoli. Peccato, perché gli amaranto, nonostante il pesante passivo, non hanno sfigurato, soprattutto nel primo tempo, nel quale Bardi, dopo tante prestazioni super, è stato triste protagonista, regalando di fatto la rete del 2-0 ai partenopei. Primo tempo in cui anche un pizzico di sfortuna si è opposta ai tentativi del Livorno, con un incrocio dei pali colpito da una spettacolare conclusione al volo di Emeghara. Nella ripresa, poi, il Napoli è riuscito a dilagare, grazie all'enorme qualità dei suoi giocatori d'attacco.
Questo 4-0 non deve lasciare però scorie sulle spalle della squadra di Nicola: sapevamo già fin dalla vigilia di questo campionato che scoppole del genere prima o poi sarebbero inevitabilmente arrivate. Basta ricordarsi degli obiettivi: il Livorno deve puntare alla salvezza e, in quest'ottica, perdere in casa di una delle favorite per lo scudetto può tranquillamente starci, non costituendo certo un disonore. Anzi, va sottolineato come la squadra non abbia smarrito la propria identità neanche al cospetto di un avversario così forte: ha cercato di costruire gioco, rimanendo compatta e restando in partita fino al fischio finale. Non si è mai visto un Livorno rassegnato ed in bambola, in piena balìa degli avversari. Da qui bisogna ripartire, per affrontare quelle che costituiscono le partite veramente importanti per le sorti del nostro campionato. Dopo la sosta affronteremo infatti in rapida successione Sampdoria, Bologna, Torino e Atalanta: saranno queste le sfide in cui il risultato conterà davvero, saranno questi scontri ad essere determinanti per la nostra classifica. Classifica che, malgrado le due sconfitte consecutive, continua a sorriderci, con il terzultimo posto distante ancora cinque lunghezze: motivo in più per giocarci i prossimi match con la giusta serenità.

Davide Lanzillo

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