AMARANTO NEL CUORE

AMARANTO NEL CUORE

29 marzo 2013

Altro pari beffa: ma prima o poi dovrà girare...

Una cosa è sicura: tutti i punti che ha ottenuto fino adesso questa squadra sono strameritati. Anzi, alla resa dei conti ci manca anche qualcosa, soprattutto nell'ultimo periodo: vedi i pareggi contro Reggina, Cesena e, ultimo in ordine cronologico, quello ottenuto a Bari. Tre pareggi che potevano essere altrettante vittorie. 
Peccato, perché la classifica sarebbe potuta essere diversa se solo fosse arrivato quello che la squadra avrebbe meritato per quanto dimostrato sul campo.
È un periodo nel quale il destino si compiace di essere beffardo verso gli amaranto: domenica scorsa ci è stato fatto assaporare per lunghi tratti il secondo posto solitario, prima della clamorosa rimonta del Verona con il Crotone; analoga situazione si è verificata in questo giovedì pre-pasquale, in cui al termine del primo tempo il vantaggio sui gialloblù era di tre punti, grazie al nostro vantaggio a Bari e alla contemporanea sconfitta del Verona con il Sassuolo. Ma anche stavolta abbiamo dovuto mandar giù un boccone amarissimo, con il pareggio-beffa subìto a pochi attimi dal termine, dopo pochi minuti che il Verona aveva siglato l'1-1 contro la capolista. Classifica parziale del primo tempo completamente ribaltata e Livorno che deve riaccodarsi al terzo posto. Tra parentesi, chissà come mai il pareggio tra Sassuolo e Verona era nell'aria, annunciato già da molti...
Oltretutto è arrivata anche la vittoria dell'Empoli, che momentaneamente riapre il discorso play-off. Vittoria non priva di ombre, arrivata con un rigore per un fallo di mano che non tiene conto di una vistosa spinta commessa da un giocatore empolese ai danni dell'avversario e grazie all'annullamento di un gol regolare ai danni della Pro Vercelli. Sarà un caso, ma il sospetto che le forze che spingono verso i play-off stiano entrando violentemente in gioco inizia a far capolino...
Dicevamo della sorte non proprio benigna nei confronti del Livorno. Due episodi sono emblematici a riguardo: i due pali colpiti nelle ultime due trasferte, due pali che tolgono quattro punti alla nostra classifica. La fortuna dovrà pur girare prima o poi... 
Nel frattempo teniamoci stretto questo Livorno, che di partita in partita ci regala nuove conferme e nuove certezze, che si appresta a vivere un rush finale di campionato al confine di un sogno. È il momento di dare tutto, compresi noi tifosi, anche se ormai fare appelli per una presenza più massiccia allo stadio sta diventando nauseante, visto che tali appelli cadono puntualmente nel vuoto. E allora è il momento di dare tutto da parte di quelli che ci sono e ci saranno già dal prossimo impegno contro l'Ascoli, perché questi ragazzi lo meritano, lo meritano perché ci hanno ridato qualcosa di essenziale: l'orgoglio. Sosteniamoli quindi, perché una stagione del genere è irripetibile, a prescindere dal suo esito finale. 
Chi sta a casa non sa cosa si perde...


Davide Lanzillo

25 marzo 2013

Una domenica che avrebbe potuto essere perfetta...

Che gran bel Livorno. E finalmente vincente, dopo le ultime uscite non proprio fortunatissime. Anche ieri, così come era stato martedì scorso a Cesena, non c'è stata partita: amaranto padroni assoluti del campo, con quella giusta voglia di vincere, senza farsi prendere dalla frenesia di sbloccare a tutti i costi subito il risultato. È cresciuto tanto questo Livorno: è vero, dal punto di vista dei risultati è stato più positivo il girone di andata, ma bisogna tener conto che il girone di ritorno ha tutta un'altra storia, in cui nessuno ti regala più niente e tutti giocano con il coltello tra i denti, dove ogni punto acquista un peso maggiore più ci si avvicina alla fine; è cresciuto però dal punto di vista della sicurezza, della personalità con cui sta in campo. 
Prendiamo ad esempio le due partite disputate contro il Verona: nel match di andata al Picchi si vide un Livorno intimorito, quasi in soggezione psicologica rispetto al blasone degli scaligeri; nella gara del Bentegodi invece abbiamo visto un Livorno autoritario, capace di imporre il proprio gioco su uno dei campi più difficili del campionato. L'autostima e la consapevolezza nei propri mezzi ha subito un'impennata.
Tuttavia la giornata di ieri lascia anche un po' di amaro in bocca: alzi la mano chi sul   2-0 del Crotone a Verona non aveva già pregustato l'idea di riprendersi il secondo posto in solitudine. I calabresi però a quanto pare hanno deciso di rendersi complici dei gialloblù in questo finale di stagione: dopo averci battuto a domicilio qualche settimana fa, si sono resi protagonisti di un clamoroso harakiri, facendosi segnare tre reti in sette minuti. Mah...
Peccato perché poteva essere la giornata perfetta: vittoria del Livorno, sconfitta del Verona e sconfitta dell'Empoli. Già, perché in serata la notizia della sconfitta dell'Empoli nel posticipo con il Bari ha almeno in parte affievolito l'amarezza lasciata dalla clamorosa vittoria della compagine del "caro amico" Mandorlini.
Adesso infatti i punti di vantaggio sulla quarta sono tornati ad essere 10. E cosa significa questo?! Beh, significa che se il torneo finisse in questa situazione sarebbe serie A, con tanti saluti ai play-off e a tutti coloro (televisioni in primis) che tifano per un loro svolgimento. 
In tutto questo però c'è un velo di tristezza: la presenza di pubblico sugli spalti del Picchi. Con il Lanciano non c'erano le classiche scuse utilizzate dagli assenteisti: era domenica, i negozi erano chiusi e la gente non lavorava, eppure allo stadio c'erano le solite 5000 persone. Deprimente. Deprimente se pensiamo da dove sono partiti questi ragazzi e cosa ci stanno regalando; deprimente se pensiamo alla voglia di lottare che ha questa squadra, incarnando più che mai lo spirito di appartenenza; deprimente se pensiamo che nel caso ci dovesse essere da festeggiare la fine il pubblico sugli spalti sarà almeno 2/3 volte più numeroso. 
Già, perché allora sarebbe giusto che a festeggiare ci fossero solo coloro che ci sono sempre stati, che non hanno mai lasciato solo un Livorno così degno di essere sostenuto: unirsi al carro dei vincitori è da perdenti.

Davide Lanzillo


21 marzo 2013

Livorno sfortunato, ma mollare è proibito

È un periodo così, in cui non gira proprio bene. Tre partite e tre punti, ma quelli che avremmo meritato sul campo sarebbero stati almeno sette. Purtroppo però il calcio non è una legge matematica: a volte arrivano pareggi e vittorie anche quando la prestazione è tutt'altro che eccelsa, altre puoi dominare letteralmente la partita ed uscirne con in mano solo un pugno di mosche. Con il Cesena si è verificato proprio uno di quest'ultimi casi. 
Anche lo spettatore più scettico o avverso ai colori amaranto non può non confessare che al Manuzzi in campo c'è stata solo una squadra: il Livorno ha preso in mano le redini del match dal primo all'ultimo minuto di gioco, non lasciando neanche le briciole ai bianconeri padroni di casa. La personalità e la consapevolezza della propria forza è quello che ha più impressionato della nostra squadra, segno che ormai la maturazione è quella giusta per raggiungere grandi obiettivi. 
È mancato solo il gol, e si sa, nel calcio non è proprio un piccolo particolare: è tutto. Forse è mancato un pizzico di cattiveria sottoporta, con alcune occasioni che avrebbero potuto essere sfruttate in maniera diversa, ma certamente anche la sfortuna ha messo il suo zampino per impedire ai tre punti di muoversi in direzione Livorno: basta vedere il palo colpito da Belingheri, a cui tutti avevamo ormai gridato al gol.
A completare la serata non proprio benevola si è aggiunto il successo del Verona, arrivato a tempo scaduto e (guarda un po') su rigore, successo che consente agli scaligeri di agguantarci al secondo posto. Mandorlini e i suoi staranno già esultando, staranno già godendo di questa posizione che, in virtù dei risultati negli scontri diretti, li porterebbe diretti in serie A. Esultano ed è giusto che sia così. Ma attenzione: al termine del campionato mancano ancora da giocare dieci gare e il Livorno visto a Cesena ha tutte le carte in regola per giocarsela fino in fondo. Quindi non abbattiamoci, non facciamoci travolgere dal pessimismo come spesso capita a noi livornesi, ma lottiamo, dimostriamoci combattenti come coloro che indossano la nostra maglia. 
La sfida è appena iniziata. 

Davide Lanzillo

16 marzo 2013

Arbitraggio scandaloso, ma è un grande Livorno

Che Livorno. Avevamo chiesto una partita da giocare con il cuore, e così è stato. Ma su questo non esistevano dubbi: ormai abbiamo imparato a conoscere il valore di questo gruppo e del suo allenatore. Questa è una squadra vera, che non ha paura di niente e di nessuno, che va a giocarsi la partita sempre a testa alta, a prescindere da avversari e ambienti ostili, a prescindere da direzioni di gara palesemente a senso unico. 
Già, perchè il Livorno a Verona non ha giocato solo contro quella che doveva essere l'invincibile armata del campionato, ma ha dovuto affrontare un avversario ancor più temibile: l'arbitro Tommasi, protagonista di una serata che ha dell'indecente. 
Che aria tirava si era capito fin dalle prime fasi di gara: due falli e due ammonizioni, di cui quella ai danni di Duncan del tutto inventata. La sensazione che difficilmente si sarebbe conclusa la partita in parità numerica si era già ampiamente diffusa. Anche perché si nota subito la discrepanza di trattamento riservata alle due squadre: i gialloblù compiono due entrate killer, quelle sì davvero meritevoli di un cartellino giallo, ma figuriamoci se in questo caso il signor Tommasi mette mano al taschino. E allora si capisce che è solo questione di tempo, questione di qualche minuto e verrà presa qualche decisione che miri ad incidere nel profondo del match, naturalmente a favore dei padroni di casa. Basta solo un pretesto. E il pretesto il direttore di gara lo trova al diciottesimo minuto della ripresa: il Verona riparte in contropiede, Cacia cerca di smarcarsi per ricevere il passaggio dal compagno di squadra, ma, vedendosi completamente in ritardo rispetto alla chiusura di Duncan, decide di lasciarsi cadere a terra senza neanche essere sfiorato. È un assist perfetto per Tommasi, un assist che non vedeva l'ora di ricevere: tra l'incredulità sventola in faccia a Duncan il secondo cartellino giallo, provocando l'espulsione del ghanese. Il Livorno è in dieci. Il Verona adesso ha ben mezz'ora a disposizione per cercare il gol vittoria, il gol del sorpasso in classifica. Ma chi voleva danneggiarci ha fatto male i suoi conti: è proprio in questo momento che inizia l'eroica resistenza amaranto. 
I veronesi vanno all'assalto, pensano sia l'occasione buona per scalzarci dal secondo posto in classifica, ma di fronte non trovano giocatori, trovano lottatori, trovano combattenti che non arretrano di un millimetro, che non hanno alcun timore nonostante intorno a loro ci siano 20000 persone ad insultarli e ad aggredirli. Proprio così, aggrediti: non contenti dello spettacolo offerto nella gara di andata, alcuni supporter gialloblù hanno pensato bene di arricchire il proprio repertorio aggredendo Luca Mazzoni, presente sulle tribune del Bentegodi con alcuni amici. A questo vanno aggiunti i soliti ululati razzisti indirizzati verso Duncan, sottolineando ancora una volta il loro alto grado di civiltà. 
In un ambiente così infuocato (e malato) gli uomini di Nicola diventano stoici: Emerson è un monumento, Decarli è perfetto, Bernardini è insormontabile, Gentsoglou è un guerriero, Paulinho diventa il primo difensore. È il grande cuore amaranto. E la solita vergogna veronese. 


Davide Lanzillo

10 marzo 2013

CHE BEFFA... MA ADESSO PENSIAMO AL VERONA

Commentare partite come quella di ieri è difficile. Da dove cominciare?Dalle papere di Fiorillo?Dai guizzi di un ritrovato Dionisi?Dalla prestazione super della squadra nonostante le numerose assenze?Beh, credo sia giusto partire proprio da quest'ultimo punto, anche perché gettare la croce addosso al povero Fiorillo non servirebbe a niente oltre ad essere ingeneroso: ricordiamoci di tutti i suoi interventi decisivi, dei risultati portati a casa con il suo essenziale contributo. Purtroppo ieri ha avuto una serata nera, ma per un portiere sono momenti che capitano. Passiamoci sopra senza drammi. 
Da sottolineare è invece la personalità con cui il Livorno ha giocato e dominato in lungo e in largo la partita. E tutto questo non era affatto scontato, anzi: basti pensare che le chiavi del centrocampo, a causa dei numerosi indisponibili, erano affidate a due ragazzi del '93, di cui se uno (Duncan) è diventato ormai una certezza, l'altro (Molinelli) non indossava la maglia da titolare addirittura dal lontano 25 agosto, in occasione della partita inaugurale del campionato a Castellamare di Stabia. 
La situazione di emergenza non ha comunque inciso sulla sicurezza e sulla prestazione della squadra, segno tangibile di un gruppo in cui tutti sono importanti ma nessuno è indispensabile. Certo, tutti sappiamo che l'assenza di Siligardi toglie molto sul piano tecnico o che Molinelli non può garantire la stessa immensa quantità di lavoro prodotta da Luci, ma il Livorno di oggi ha ormai acquisito una sua ben precisa identità, indipendente dai suoi singoli interpreti. E ieri ne abbiamo avuto una lampante dimostrazione.
È stata infatti una delle migliori prestazioni offerte dagli uomini di Nicola in questo campionato: la differenza tra le due squadre in campo è stata evidente, tant'è che neanche i giocatori calabresi sanno come abbiano potuto realizzare tre reti in una partita in cui sono arrivati al tiro per sole quattro volte (di cui due con conclusioni dai 30 metri). Pareggiare una partita del genere rode, rode da matti. Tuttavia non c'è tempo per stare a rimuginare su quello che poteva essere e non è stato: tra soli cinque giorni ci aspetta una partita che forse non sarà decisiva, ma che potrà dire molto sul futuro del campionato; una partita che per i livornesi e per Livorno non è mai stata una partita qualunque, figuriamoci quest'anno, figuriamoci dopo la vergogna dei cori veronesi sentiti al Picchi nella gara di andata; una partita in cui sulla panchina avversaria siede un personaggio che si è dichiarato fiero di essere nemico di Livorno; una partita che è LA partita. Una partita da giocare con il cuore. 


Davide Lanzillo

3 marzo 2013

POVERI SPEZZINI, QUANTO VI RODE...

Agosto 2012: il campionato di serie B era ormai alle porte, il mercato estivo andava avviandosi verso la sua conclusione e le varie società cominciavano a fissare i loro obiettivi. C'era una squadra che faceva la parte del leone, che proclamava e sbandierava ai quattro venti di voler andare in serie A, possibilmente senza passare neanche dall'epilogo dei play-off. Ce n'era un'altra invece che partiva con umiltà, che si poneva come unico traguardo da raggiungere quello della salvezza, senza stare a fare voli pindarici con la fantasia.
Marzo 2013: il campionato sta avviandosi verso la sua fase conclusiva. Guardi la classifica e osservi che le cose stanno andando proprio così: una può puntare alla promozione, anche diretta; l'altra invece è di un soffio sopra la zona rossa della classifica. C'è un piccolo dettaglio però: la squadra di fenomeni che voleva ammazzare il torneo schiacciando ogni avversario è quella che adesso inizia a sentire sulle spalle le fiamme dell'inferno della Lega Pro, mentre quella partita senza troppi sogni di gloria è là al secondo posto, con vista diretta sul paradiso. Se a tutto questo aggiungiamo che la squadra spavalda e presuntuosa scivolata verso gli inferi è lo Spezia e che la squadra umile che si è messa in volo è il Livorno, ecco spiegata l'overdose di goduria di noi tifosi amaranto, ancor più dopo la vittoria del Picco. 
Poveri spezzini, quanto vi rode... Vi ricorderete senz'altro la partita d'andata: voi tutti festosi, tutti pomposi per un 5-1 figlio di una partita falsata e irripetibile, di quelle che nascano una volta ogni trent'anni. Vi sentivate forti, in quel momento vi eravate davvero convinti di essere lo squadrone del campionato: la vostra cecità vi impediva di vedere che avevate vinto in maniera così ampia solo per una strana serie di concause fortunate. Eravate convinti di esserci superiori, eravate convinti di un imminente sorpasso in classifica ai nostri danni. Ma il tempo mette sempre a posto le cose...
Sono passati cinque mesi ed ecco che la nostra vendetta è servita: siamo venuti a battervi in quello che chiamate il vostro "fortino". Peccato solo che il vostro fortino sia quello più espugnato di tutta la serie B. Vi abbiamo dimostrato come la partita di andata sia stata solo un semplice episodio, vi abbiamo dimostrato che, malgrado la vostra strafottenza, siamo noi ad essere più forti. E neanche di poco: basta guardare la classifica... A proposito, come si sta a -24?!


Davide Lanzillo


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