AMARANTO NEL CUORE

AMARANTO NEL CUORE

28 aprile 2014

SE LA SQUADRA STA SCENDENDO LENTAMENTE IN SERIE B, PARTE DELLA TIFOSERIA C'È GIÀ SPROFONDATA

Niente da fare. Altro giro a vuoto. E adesso sì che siamo all'ultimissima spiaggia. Per sperare nella salvezza dovremmo vincere tutte e tre le partite ancora rimaste da giocare. Un miracolo. O un'impresa sportiva,  per usare le parole di mister Nicola. 
Anche con la Lazio il colpo di coda non è arrivato. La sconfitta del Bologna nell'anticipo di sabato ci aveva fatto tornare un po' di ottimismo. Vincendo contro i biancocelesti saremmo stati virtualmente salvi, in attesa del difficilissimo impegno del Sassuolo contro la Juventus. E invece niente. Siamo rimasti al palo. Tristemente. Una sconfitta arrivata fra l'altro in modo beffardo, con due reti subite in modo rocambolesco: la prima per un clamoroso errore di Bardi (troppi i suoi errori nelle partite decisive), la seconda per un rigore regalato alla Lazio (e qui siamo alle solite). 
Peccato perché l'approccio alla partita da parte del Livorno era stato positivo: determinazione, voglia giusta, gioco propositivo. Ma questo non è bastato. Le occasioni per andare in vantaggio non sono state sfruttate, e la papera di Bardi è stata una mazzata fra capo e collo per la squadra. Squadra che comunque non si è disunita e nel primo tempo ha continuato a lottare. Proprio a pochi attimi dall'intervallo Siligardi non è riuscito a sfruttare una colossale palla-gol che avrebbe ristabilito la parità. Ma tutto in questa annata disgraziata sembra girare storto. Ne è la conferma il rigore concesso alla Lazio dopo pochi minuti della ripresa, un rigore assolutamente inesistente. E' il colpo del K.O. per una squadra già fragile, che vede ogni suo sforzo vanificato da errori dei singoli e da arbitraggi sempre sfavorevoli. 
A fine partita c'è spazio per il solito film già visto in tutte le annate conclusesi con la retrocessione: la contestazione ai giocatori. A rimetterci però è (come spesso capita) il meno responsabile, quello che più di tutti ha gettato anima e cuore in campo, quello che spesso ha lottato quando intorno a lui c'era il deserto: Paulinho. E' stato lui a ricevere prima uno spintone e poi uno schiaffo da parte di  un "tifoso" nell'infuocato post-partita. Gesto non solo incivile, ma anche irrispettoso verso chi per questa maglia ha dato tutto, difendendola sempre con onore.
Se la squadra sta scendendo lentamente in serie B, parte della tifoseria c'è già sprofondata. 


Davide Lanzillo

21 aprile 2014

NOI VOGLIAMO ANCORA CREDERCI: LOTTATE!

La trasferta di Milano ci ha lasciato in eredità solo rabbia. Per due motivi:
1) abbiamo assistito ad un arbitraggio indecente, con almeno un'espulsione non data ai rossoneri e due probabili rigori in favore degli amaranto non concessi;
2) la prestazione della squadra nel secondo tempo è stata indecorosa e indegna.
Sorvolando sulle decisioni arbitrali di tale Irrati di Pistoia (per non fare la figura dei piagnoni, anche se è lampante come la partita avrebbe potuto prendere un'altra piega), concentriamo la nostra attenzione sulla non-partita disputata dal Livorno nella ripresa, un qualcosa che ha fatto imbestialire più di qualche tifoso. 
Siamo tutti d'accordo nel dire che è difficile continuare a giocare quando vedi che tutto ti gira nel verso sbagliato e tutto ti viene dato contro, ma sfaldarsi così non è concepibile. I remi in barca nessuno può permettersi di tirarli. QUI SI DEVE LOTTARE E SPUTARE SANGUE. Invece a volte questo non sembra accadere. La squadra sembra essersi già rassegnata alla retrocessione. Ma siamo matti?! Ci sono ancora quattro partite da giocare e la salvezza non è poi così lontana come può sembrare. Che sia difficile è ovvio, ma non impossibile. NOI VOGLIAMO ANCORA CREDERCIDobbiamo crederci.
Noi domenica saremo ancora una volta sugli spalti del Picchi. Non per passare una giornata, non per abitudine: ma perché ci crediamo ancora. La società, lo staff tecnico, i giocatori devono capire questo. Dietro hanno una città che non vuole vedere teste basse, che non vuole vedere volti rassegnati, che non vuole già sentire parlare di serie B. Noi al Picchi ci saremo ancora una volta: adesso vogliamo risposte. LOTTATE!

Davide Lanzillo

13 aprile 2014

SCONFITTA CATASTROFICA, MA CREDERCI ANCORA E' UN OBBLIGO

Una giornata da incubo. Una sconfitta infame che riduce non di poco le chance di salvezza. L'inferno della serie B tremendamente sempre più vicino. 
E pensare che niente avrebbe fatto pensare ad un finale così amaro. Le premesse erano tutte positive: una cornice di pubblico fantastica, il ricordo di Morosini affidato ai bambini delle scuole calcio, una rete dopo appena sei minuti di gioco che pareva mettere la partita in discesa. Tutto sembrava incalanarsi sui binari giusti. Invece il Chievo pareggia subito, poi passa addirittura in vantaggio. Il Livorno trova la forza di trovare il 2-2, ma nel recupero del primo tempo si rende protagonista della solita, grossolana disattenzione difensiva che porta alla rete del 2-3: è una mazzata per tutti, squadra e tifosi. Quando il Chievo nella ripresa trova anche la quarta rete cala il sipario. The end. 
E così la speranza, l'ottimismo, l'entusiasmo lasciano il posto ai fischi, alla rabbia, alle offese. Finisce con la squadra sotto la curva a subire gli insulti pesanti ed eccessivi di un piccolo manipolo di tifosi, mentre i più non hanno più la forza e la voglia né di applaudire, né di gridare: c'è solo delusione. Delusione per quella che doveva essere la partita della svolta, e che invece potrebbe aver firmato la nostra condanna. Se infatti prima era dura, adesso lo è enormemente di più. Salvarsi sarebbe un'autentica impresa. Tuttavia dobbiamo continuare a provarci, a crederci ancora, tentare di rimanere attaccati al treno salvezza. Sbracare non avrebbe senso. Ci sono cinque partite da giocare, 15 punti ancora in palio. Lottiamo, fino all'ultimo respiro. Come ci ha insegnato il Moro.


Davide Lanzillo 

8 aprile 2014

ALLO JUVENTUS STADIUM NIENTE IMPRESA: ORA TESTA RIVOLTA SOLO AL CHIEVO!

Sarebbe potuta andare peggio. Il Livorno esce sconfitto dallo Juventus Stadium come da pronostico, ma lo fa a testa alta, destando impressioni positive e lasciando buone speranze per il futuro.
L'inizio del match ci aveva fatto addirittura coltivare il sogno dell'impresa: le prime occasioni sono arrivate per gli amaranto, con Buffon costretto a sporcarsi subito i guantoni su una bella conclusione di Emeghara. Poi il maggior tasso tecnico dei bianconeri è venuto fuori e Llorente ha indirizzato la partita con una doppietta, ma il Livorno ha comunque avuto il merito di non uscire dalla partita, tenendo bene il campo e andando vicino anche alla rete con un bolide di Duncan. Di più era difficile fare. La Juventus infatti, malgrado gli impegni di Europa League, ha schierato tutti i suoi titolarissimi, mentre il Livorno, già alle prese con gli infortuni di Luci, Emerson e Mbaye, ha rinunciato anche a Greco e soprattutto al suo leader Paulinho, entrambi in diffida e preservati per la sfida contro il Chievo.
Insomma, l'impresa non è arrivata, ma la squadra ha dimostrato di essere viva, pronta a giocarsi le sue armi fino in fondo. A partire da domenica, probabilmente la partita più importante di questo rush finale di campionato: al termine della gara con i clivensi ne sapremo molto di più sulle nostre possibilità di mantenere la categoria. Per questo ci vuole il pubblico delle grandi occasioni, uno stadio pieno e trascinante che sappia fare la differenza, che renda i novanta minuti un inferno per i gialloblu. Chi tiene veramente a questi colori domenica pomeriggio sarà sugli spalti del Picchi: perché sa che queste sono le partite veramente importanti per noi, non quelle contro la Juventus o la Roma.
Andiamo a conquistarci la salvezza!

Davide  Lanzillo

1 aprile 2014

UN PUNTO CHE GRIDA: IL LIVORNO NON E' MORTO!

Chi lo avrebbe mai detto! Sotto di due reti all'intervallo contro l'Inter siamo riusciti comunque a strappare via un pareggio: inimmaginabile! Una rimonta esaltante che ci rinfranca dopo le ultime due apparizioni più che deludenti a Torino e a Bergamo. Una rimonta figlia di un Paulinho stratosferico, del talento di Bardi, dello sprint micidiale di Emeghara, di un gruppo che ha saputo non arrendersi. 
Un punto preziosissimo per la classifica, in un turno in cui tutte le altre concorrenti per la salvezza sono uscite a mani vuote, ma soprattutto per il morale: uscire sconfitti avrebbe significato incassare il terzo risultato negativo consecutivo, con il rischio concreto di veder allungare la striscia anche nel successivo turno, vista l'imminente trasferta quasi impossibile sul campo della Juventus. 
Quello conquistato con l'Inter è un punto che grida: il Livorno non è morto. E' una risposta a tutti quelli che già sentenziavano una nostra retrocessione. Che sia dura e che la retrocessione sia qualcosa di possibile e forse anche probabile lo sanno anche i muri, ma da qui a dire che siamo già in serie B ce ne corre. Anche perché è la stessa classifica a non darci affatto per spacciati: la zona salvezza è distante solo un punto. Si dirà: ma il Livorno ha un calendario tremendo di fronte a sé. Vero, ma anche quello del Bologna (squadra che sembra sempre più in crisi) non è che sia molto migliore: nei prossimi quattro turni dovrà affrontare nell'ordine Inter, Parma, Juventus e Fiorentina. Inoltre il Livorno targato Di Carlo ha saputo dimostrare di saper ottenere punti preziosi anche contro le cosiddette grandi del torneo. Non dimentichiamoci infatti che l'Inter non è la prima nobile a venire bloccata sul pareggio da parte del Livorno: anche il Napoli ha dovuto subire tale sorte un mese fa. 
Quindi perché non dovremmo crederci?

Davide Lanzillo

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