AMARANTO NEL CUORE

AMARANTO NEL CUORE

12 maggio 2014

LA FEDE NON RETROCEDE MAI!

Via, ci siamo levati il pensiero. Adesso la retrocessione è matematica. Non abbiamo più bisogno di sfasciarci la testa in mille calcoli, alla ricerca di inutili appigli matematici: possiamo solamente pensare alla prossima stagione, nuovamente in serie B dopo appena un anno di paradiso. Ma quale futuro dobbiamo aspettarci? Al momento la situazione societaria è un rebus: Spinelli vuole vendere, Bandecchi sembra disposto a portare in porto l'affare, mentre (notizia delle ultime ore) spunta un nuovo acquirente per l'acquisto della società, l'ex presidente del Varese Rosati. Insomma, il quadro è ancora tutto in divenire. Una cosa deve essere però già chiara: chiunque sarà al timone della società nella prossima stagione dovrà allestire una squadra competitiva, che ci faccia divertire e possibilmente sognare. Già, perché l'anno che verrà sarà quello del centenario e Livorno e i livornesi non si meritano di festeggiare questa occasione particolare con una stagione anonima, triste come quella che si sta concludendo. 
Ma riavvolgiamo il nastro e torniamo al presente: come sarà ricordata questa stagione? Sicuramente passerà alla storia come il peggior campionato di serie A mai disputato dal Livorno: l'ultimo posto con appena 25 punti conquistati in trentasette partite costituiscono un'impresa negativa difficilmente ripetibile. Paradossalmente però è stata una stagione più combattuta rispetto alle altre due che in epoca recente ci hanno visto retrocedere dalla serie A alla serie B. Non per merito del Livorno ovviamente, ma per demerito della concorrenza: mai come quest'anno la quota salvezza è stata infatti così bassa, con le ultime cinque squadre della classifica impegnate in una sorta di mini-torneo a parte. Questo non può far altro che aumentare il rammarico: per la salvezza sarebbe bastato veramente poco. Ci siamo dimostrati però la squadra più debole del campionato, e soprattutto la più fragile emotivamente: partite come quelle di Catania, di Genova sponda blucerchiata e di Udine costituiscono l'emblema delle difficoltà psicologiche e caratteriali di questa squadra. Una squadra che ha fallito molte delle occasioni chiave per rilanciarsi in ottica salvezza esclusivamente per propri demeriti. Una squadra che, nelle difficoltà, invece di ricompattarsi si è squagliata completamente, chiudendo in modo indecoroso la stagione. Ecco, quello che fa più male è proprio questo: non salvare la faccia, chiudere per la terza volta consecutiva un campionato di serie A da fanalini di coda.
A chi guiderà il Livorno nel futuro chiediamo solo dignità. Perché noi ci siamo e ci saremo sempre: LA FEDE NON RETROCEDE MAI!


Davide Lanzillo

5 maggio 2014

INDEGNI!

Abbiamo scritto una delle pagine più brutte della storia recente del Livorno Calcio. Anzi, HANNO scritto. Perché noi da questa squadra, da questi giocatori (eccezion fatta per alcuni, tra cui una citazione particolare la merita il monumentale Paulinho) non ci sentiamo rappresentati. Non più. Non più dopo la vergognosa partita di Udine. Era la partita decisiva, da dentro o fuori, da giocare con il sangue agli occhi. E invece abbiamo assistito ad uno spettacolo deprimente, con cinque reti subite nella prima frazione di gara. Una disfatta.
E pensare che il match aveva assunto inizialmente connotati estremamente positivi: prima la rete del vantaggio siglata dal solito, immenso Paulinho; poi il rigore parato da Anania a Di Natale. Sembravano tutti segnali incoraggianti per una giornata finalmente positiva. Invece la pochezza difensiva di questa squadra, la scarsa qualità morale di alcuni singoli la hanno trasformata in un inferno. Ed è stato toccato il fondo. Peggio di così non si può.
Da queste pagine abbiamo sempre sostenuto la squadra, abbiamo sempre spinto a crederci, a non mollare, ad incitare questi ragazzi. Ma ad essere presi per il culo non ci stiamo. Qui c'è gente che in questo finale di stagione non ha neanche bisogno di fare la doccia al termine della partita; c'è gente a cui del Livorno non gliene frega niente, perché tanto sa già che il prossimo anno sarà da un'altra parte. E stavolta bisogna fare i nomi, perché non ne possiamo più. 
Pensiamo a Belfodil, che ha un ingaggio faraonico e che in campo non versa neanche una goccia di sudore; pensiamo a Benassi, che nelle ultime settimane è diventato un fantasma, evidentemente perché ha la testa rivolta solo al Torino, sua futura squadra; pensiamo a Duncan, che sembra cercare più gloria personale che utilità per il collettivo; pensiamo a Greco, che avrebbe dovuto essere uno dei trascinatori di questa squadra e che invece neanche ti accorgi che è in campo. A ciò aggiungiamo gli errori inverosimili di alcuni singoli, tra cui spiccano quelli di Coda, protagonista di un'annata disastrosa. La frittata è così fatta.
Diversi dei componenti di questa squadra la prossima stagione avranno la fortuna di giocare ancora in serie A, guardando gli amaranto solamente dall'alto, come un'esperienza lontana. Ma a Livorno hanno dimostrato solo una cosa: di non essere uomini.


Davide Lanzillo

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